Venezia centro storico e isole: 6.5% di anziani e malati in più fra gli over 65 rispetto alla terraferma.
Tra il 2023 ed il 2024 Venezia centro storico ed insulare ha perso altri 650 abitanti - Al 31/12/2024 dai dati del Comune di Venezia i residenti complessivi erano 74.436 di cui 48.489 in centro storico e 25.947 a livello insulare distribuiti su un area vasta notoriamente separata dall’acqua. Un fenomeno che Clara Zanardi ha analizzato sul saggio pubblicato nel 2020 La bonifica umana. Venezia dall’esodo al turismo in cui spiega come l’esodo dei veneziani dalla laguna alla terraferma sia iniziato nel Dopoguerra e fu dovuto, prima che al turismo, a volontà politiche ed economiche. Vi presento solo poche righe per contestualizzare.
“ Il picco del fenomeno si è avuto nel dopoguerra, tra il 1951 e il 1968. In questo breve lasso di tempo, infatti, la città d’acqua ha perso la sua primazia demografica a favore della terraferma, che è passata dall’ospitare il 31 per cento della popolazione al 55 per cento. A trasferirsi sono state ben 84mila persone, al ritmo di circa cinquemila all’anno: cifre troppo sbalorditive per essere attribuite al caso. Infatti, ad andarsene non è stato chiunque, ma una precisa fetta della popolazione veneziana, in larga maggioranza giovani sotto i 45 anni e famiglie con figli piccoli, spesso in occasione del matrimonio. I padri erano generalmente lavoratori dipendenti, in particolare operai e impiegati nei servizi; non se ne andavano però perché assunti dalle industrie della terraferma – che preferivano la più docile manodopera proveniente dalle campagne –, ma perlopiù continuavano a essere occupati in città storica, dando origine a un fenomeno del tutto nuovo: il pendolarismo. Nel 1964, le persone che ogni giorno arrivavano a Venezia per lavorare erano già quasi 17mila.
Inoltre – altro dato controintuitivo – non sono stati i più poveri a essere espulsi in questa fase, ma le classi medie di cui oggi si rimpiange così amaramente la mancanza: chi aveva una certa disponibilità economica e viveva in affitto a Venezia ha scelto infatti di trasferirsi, alla ricerca di alloggi più confortevoli, ampi e moderni di quelli che la città insulare poteva offrire, anche a costo di pagare un canone più alto. L’esodo, quindi, non era legato all’eliminazione delle condizioni abitative più critiche, come si potrebbe pensare, tanto che i piani terra su cui si abbatterà impietosa l’alluvione del 1966 rimanevano sovraffollati dal sottoproletariato urbano. Piuttosto, si allontanava il ceto medio dalle abitazioni che si voleva risanare e convertire ad altri usi o destinare a fasce di utenza più danarose, abbandonando invece nel disagio totale la popolazione più povera. “
Il sottoscritto ha commentato il più volte la situazione https://portale.fnomceo.it/omceo-venezia-leoni-venezia-citta-unica-al-mondo-ma-anche-zona-disagiata/
“ È il costo della vita parametrato alla realtà turistica e completamente fuori mercato per il residente che ci condiziona, che costringe i pensionati ad andare a fare le spese in autobus con il carrello nei centri commerciali in terraferma, per risparmiare un pò, per chi ancora ce la fa…
Venezia deve essere considerata Zona Disagiata in analogia ad una comunità montana, con dispersione di abitanti in zone difficilmente raggiungibili, pensiamo a chi vive a Murano, Burano, Torcello, al Lido, a Pellestrina, ma anche semplicemente alla Giudecca. Un concetto da considerare a partire dalla Medicina del Territorio, a partire dalla Medicina di Prossimità.”
Questo concetto, per altro non nuovo, è stato certificato in data 8 luglio 2023 dall’AULSS 3 Serenissima con il suo Direttore Generale Edgardo Contato che, allarmato dai prossimi pensionamenti, ha inaugurato un’apprezzabile campagna social e sui mezzi di informazione attirando con successo medici di famiglia a lavorare nel centro storico in laguna
L’iniziativa dell'AULSS 3 Serenissima la considero un autorevole incipit per allargare un dibattito per la sopravvivenza dei residenti in alcune particolari comunità e inoltre per incentivare a vario titolo chi può essere interessato a trasferirsi in pianta stabile.”
Allo stato considero assolutamente positiva la recente iniziativa AULSS3 della creazione abbonamenti dedicati con Alilaguna con collegamento fra Ospedale SS. Giovanni e Paolo di Venezia e Punta San Giuliano che ha avuto un significativo riscontro tra i pendolari che sono oltre il 70% dei lavoratori della sanità della Venezia Insulare. Se ne parlava da anni.
Da non dimenticare poi l’arrivo dell’Università di Padova all’Ospedale SS. Giovanni e Paolo con la Facoltà di Medicina e Chirurgia sezione in lingua inglese dopo l’arrivo di UniCamillus al Lido di Venezia: le due iniziative danno un contributo fondamentale allo sviluppo di una nuova mentalità concentrata su giovani e medicina in un contesto veneziano, dopo decenni di parole , qualcosa di concreto anche in termini di una residenzialità , pur temporanea, giovane e con alto contenuto intellettuale che si unisce alle realtà delle Università di Cà Foscari e Università IUAV.
Ma parimenti appare inequivocabile il diverso costo della vita a tutti i livelli e la difficoltà di vita professionale per i colleghi che lavorano nella medicina del territorio residenti da tempo o di nuovo ingresso ed i pendolari o nuovi residenti ospedalieri . Secondo il giornale economico Wall Street Italia Venezia è in testa alle città più care del nostro paese, con l’inflazione pari all’1,9% che è sempre quella più alta d’Italia, e questo si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente in media a 501 euro per una famiglia veneziana. https://www.wallstreetitalia.com/podcast/inflazione-venezia-sul-podio-delle-citta-piu-care-ditalia/
Ma il costo della vista si riflette non solo sul bilancio familiare ma anche in tutte le voci collegate alla attività lavorativa.
Oltre la problematica economica esiste la tipologia del pazienti assistiti https://www.tuttitalia.it/veneto/40-venezia/statistiche/popolazione-eta-sesso-stato-civile-2024/ Dalle ultime statistiche al 31/12/24 su 251.801 abitanti in totale in terraferma ci sono 177.365 residenti e 74.436 a livello centro storico estuario - Di questi se si considerano i cittadini dai 65 anni su abbiamo 24.616 cittadini in centro storico/estuario pari nel 33.0% della popolazione contro 26.5% in terraferma una differenza del 6.5% in più - Secondo i dati Istat il 33% dei pazienti over 65 ha gravi patologie croniche e multimorbilità , percentuale che sale al 47.7% negli over 85.
Su queste basi il carico di lavoro per singolo medico appare logico che aumenti in modo direttamente proporzionale.https://www.istat.it/wp-content/uploads/2021/07/Report-anziani-2019.pdf
Fare il medico in centro storico e nelle isole è quindi più difficile e costa di più ? Sembra di si e credo su dati oggettivi, al netto delle rivendicazioni sindacali, per contesto ambientale , costo della vita e tipologia degli assistiti.
Mi fermo qui per ora ma si potrebbe discutere a lungo sulle condizioni di vita in centro storico e sui mezzi di trasporto durante una stagione turistica che ormai occupa pressoché tutto l’anno con punte particolari in questi giorni durante il Carnevale.
Ma tutti i lavoratori , ed anche i medici, devono spostarsi lo stesso pur in mezzo a tante maschere o letteralmente schiacciati in mezzo ai turisti su vaporetti e motoscafi stracolmi per non parlare degli autobus ed anche dei treni nelle ore di punta ed in certi momenti, credetemi, anche spostarsi rapidamente a piedi in centro sui percorsi principali può essere un problema.
Venezia è la mia città e la pressione del turismo sui residente per capirla devi viverla in prima persona.
Cari saluti a tutti
Dott. Giovanni Leoni
Presidente OMCeO Venezia
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